(di Danilo
Quinto) “La crisi della famiglia e il caso dei Francescani
dell’Immacolata”. È il titolo del convegno che si è svolto nei giorni
scorsi a Roma, presso la Sala Alessandrina del Complesso di Santo Spirito in
Sassia.
L’iniziativa è stata promossa dal “Comitato dell’Immacolata”, che si è
costituito nei mesi scorsi, presentata da Claudio Circelli, che nell’intervento
introduttivo ha evidenziato come il titolo del convegno non debba meravigliare:
«perché – ha detto – sia la famiglia umana, sia la famiglia
religiosa, sono oggetto di un attacco che si sostanzia nel tentativo di
sgretolare i fondamenti costitutivi del loro esistere».
Ha aggiunto: «Da un lato assistiamo sempre più alla giustificazione di
ogni dissoluzione del matrimonio in nome dell’amore, divenuto solo un pretesto
per dare libero sfogo agli istinti; dall’altro, nella vita consacrata, in nome
dello stesso amore debole, corrispondente spesso ad un’ “obbedienza liquida”, si
giustifica ogni cambiamento, anche il rifiuto del proprio carisma, per
accomodarsi al tempo. Progresso è la parola d’ordine, che tanto nell’uno che
nell’altro caso genera una nuova famiglia, senza più un’origine e perciò senza
più un senso».
Corrado Gnerre, nel finale del suo intervento intitolato «Le radici
filosofiche dell’attacco alla famiglia e le loro conseguenze sulla vita
religiosa», ha richiamato l’evento di Fatima, avvenuta il 13 ottobre 1917,
dando questa spiegazione dell’apparizione in Cielo della Santa Famiglia:
«Perché – ha affermato – sarebbero venuti tempi in cui la famiglia
sarebbe stata fortemente minacciata e perché molte anime si sarebbero dannate a
causa della crisi della famiglia».
Si è infine chiesto: «Quante anime si trovano oggi a non poter
raggiungere la salvezza a causa del disfacimento della vita religiosa,
dell’oblio di quel ‘prefigurare il Cielo’ che le anime di speciale consacrazione
sono chiamate a testimoniare?». L’aspetto storico dell’attacco alla
famiglia è stato affrontato da Carlo Manetti, che ha sottolineato i “colpi” che
la modernità ha inferto all’etica naturale cristiana. «Vedere che esiste un
Ordine – ha detto – dove si vive di povertà e preghiera, dove la
penitenza e la Croce sono, unite alla preghiera, gli strumenti di
santificazione; vedere che in quest’Ordine si approfondisce, anche
dottrinalmente e culturalmente, la spiritualità francescana e, più in generale,
l’intero Cattolicesimo; vedere come in quest’Ordine le vocazioni crescano;
vedere tutto ciò è scandalo agli occhi di coloro che hanno deciso di assecondare
il mondo e la sua deriva».
Ha fatto seguito l’intervento di Guido Vignelli, che nel suo intervento,
intitolato “La famiglia, piccolo Stato e Chiesa domestica”, ha
contrapposto l’era del piacere – annunciata negli anni ’70 da Pasolini – all’era
della pietà, che potrà essere favorita da una «riscossa religiosa che
affretti il giorno in cui le famiglie, gli ambienti sociali e le nazioni,
ammetteranno gli errori presenti e, ricordandosi dei benefici perduti, avranno
il coraggio di riconvertirsi a Cristo Re e a quella Chiesa che ha reso grande
l’Italia e l’Europa intera».
Con grande precisione, nel suo intervento – intitolato La verità della
famiglia incatenata nelle parole contraffatte – Elisabetta Frezza ha
richiamato la legge naturale «che si concreta nel logos cristiano» ed
ha sottolineato che «il Sinodo rischia di assestare il colpo mortale sulla
famiglia come disegnata nel piano della Creazione divina». La conclusione
del convegno, affidata a Claudio Circelli – che ha richiamato «l’antica
lotta tra la famiglia e il suo nemico» – è stata preceduta dall’intervento
di Piero Mainardi, intitolato Il debole paradigma cattolico di oggi,
nel corso del quale ha evidenziato l’ “itinerario” posti conciliare al servizio
dei desideri mondani.
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