Monday, December 29, 2014

Apostasia dei pastori e dei teologi : Un pontificato per far emergere l'apostasia silenziosa

apostasia dei pastori e dei teologi




Un pontificato per far emergere l'apostasia silenziosa di Enrico Cattaneo

Si sente spesso dire che il Papa«non ha convocato due Sinodi sulla famiglia per ribadire l’esistente». Tutti si aspettano quindi dei cambiamenti, delle «aperture», ma a che cosa? In quale direzione? E poi qual è “l’esistente”? Se l’esistente è la dottrina, tutti hanno detto e ripetuto che «la dottrina non si tocca». Allora l’esistente è la pratica. …. La cosa più preoccupante, a mio avviso, non sono le mancanze in se stesse (sempre si è fatto fatica a osservare le norme morali), ma è la loro teorizzazione come qualcosa da riconsiderare in senso positivo. In effetti, buona parte di cattolici (e forse soprattutto tra gli intellettuali) segue per lo più la morale laica dominante, secondo la quale – per fare degli esempi concreti –usare i contraccettivi è normale; prendere le varie “pillole del giorno dopo” è pure cosa accettabile; l’aborto no, per carità, però se una donna lo chiede, perché negarglielo? E poi in alcuni casi ci vuole (come quando la diagnosi prenatale rivela qualche anomalia; o come in caso di stupro, ecc.). Quanto alla fecondazione artificiale, omologa o eterologa, essa è vista come un progresso. Non parliamo poi della cultura omosessualista, che ormai sembra accettata da molti anche nella Chiesa, almeno nei suoi presupposti generali, e cioè che l’omosessualità è un dato di natura, e quindi non ha nulla di peccaminoso, anzi è portatrice di valori positivi; e che le convivenze omosessuali vanno tutelate in qualche modo, se non proprio equiparate a “famiglie”.

Ora se questo è l’esistente, il Sinodo che cosa è chiamato a fare? È vero che Papa Francesco incoraggia la libera discussione. Ma che cosa significa affermare che dopo questo Sinodo«non si parlerà più come prima sulla famiglia»? Vuol dire che si deve parlare di “famiglie” al plurale, cioè vari tipi di famiglia (etero, omo, single, tripled, ecc.)? Vuol dire che si troverà una via per ammettere alla Comunione i divorziati risposati senza passare per una dichiarazione di nullità? Ma anche in questo campo, l’esistente in molti casi è già sfuggito di mano: in alcune parrocchie i divorziati risposati sono tranquillamente ammessi alla Comunione; in altre non si va più tanto per il sottile nel distinguere tra sposati, conviventi, divorziati risposati: tutti sono ammessi alla Comunione. Già che siamo nel campo liturgico, che dire di quelle parrocchie (non molte a dire il vero) dove ormai sono i laici (uomini e donne) che presiedono non solo la liturgia della Parola in mancanza di un presbitero, ma anche celebrano l’Eucaristia?

Ora il cambiamento auspicato potrebbe andare in due sensi: o legalizzare (per così dire) tutto questo scollamento, facendo una specie di“condono”, anzi giustificandolo con qualche piccolo aggiustamento (tutto, se si vuole, si può giustificare, ricorrendo all’ermeneutica); oppure dire: “Cari fratelli, ci siamo messi su una strada sbagliata, dobbiamo cambiare direzione, perché quella presa non porta da nessuna parte, anzi porta alla perdizione; dobbiamo tornare seriamente alla Parola di Dio, cominciando dai comandamenti; dobbiamo rincentrarci su Cristo e sulla sua grazia, senza la quale nulla è possibile. Questi sono i cambiamenti che il Signore ci chiede”. Secondo me il Papa non ha ancora preso posizione, come alcuni fanno credere, ma sta ponendo le basi senza le quali non è possibile nessun cammino, e cioè: Cristo, la sua grazia, lo Spirito Santo, la Parola, la Chiesa, i Sacramenti, il senso del peccato, la riscoperta della misericordia divina.

Anche sentendo l’aria che tirava al Sinodo, mi chiedo: ma siamo così accecati che non ci accorgiamo più di questa “apostasia silenziosa”, di questo “scisma sommerso” che ha intaccato il cattolicesimo? Ecco allora una possibile interpretazione di questo difficile pontificato, che è quello di Papa Francesco: forse il Signore gli ha dato la missione di far emergere questo male nascosto (chiamiamolo pure “marciume” come ha fatto il Card. Ratzinger), perché vuole purificare la sua Chiesa. Questa operazione comporta due momenti distinti, ma correlati: la diagnosi, che va fatta alla luce della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa, non in base alla dottrina del mondo; la terapia, che è quella usata da Gesù nel Vangelo. La diagnosi, se vuole essere vera, va fatta senza sconti e, se non si hanno le fette di salame sugli occhi, è preoccupante. E verrà poi anche il momento di riaffermare la dottrina. Il problema vero però è la terapia. Oggi non basta più ripetere la dottrina, perché il popolo cristiano nella pratica non la recepisce più, è troppo debole, malato spiritualmente, stordito dalla logica del mondo, disorientato dalla cedevolezza dei pastori e dei teologi.
 

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